L’indagine Barometro dei Furti nel Retail in Italia 2025, promossa da Checkpoint Systems Italia in collaborazione con Nielsen Iq, rivela che le differenze inventariali da taccheggio delle aziende del settore retail in Italia sono state in media dell’1,2% dei ricavi annui per un valore di 4.12 miliardi di euro di perdite e un costo totale per cittadino di 107 euro.
Lo studio evidenzia come il 53% delle perdite sia causato da furti commessi dai potenziali clienti nei punti vendita: un fenomeno in crescita, rispetto all’anno 2023, percepito dall’84% delle aziende intervistate.
Tra le altre tipologie di perdite si registra una percentuale del 21% di furti interni, da parte dei dipendenti, un 15% di errori dei fornitori e 11% di errori amministrativi.
Food, Health & Beauty tra i bersagli principali
Il Food Retail risulta ancora una volta l’ambito più colpito, rappresentando il 45% delle perdite complessive da taccheggio. Tra questi punti vendita, l’84% ha in assortimento prodotti di Health & Beauty, il 74% articoli per gli animali da compagnia, il 68% tessili per abbigliamento e casa, il 63% materiale elettrico, per il fai da te, libri o articoli da cancelleria e, infine, il 58% propone prodotti di elettronica. In termini di incidenza dei furti, il comparto Health & Beauty rappresenta circa il 19% del totale, seguito dal tessile e abbigliamento con il 14%.
Il Diy registra un peso del 7%, mentre l’elettronica si attesta al 5%. Chiudono la classifica i prodotti per animali da compagnia e le decorazioni per la casa, entrambi al 4%, e infine libri e articoli di cancelleria, che rappresentano il 2%. Sebbene i furti si distribuiscano lungo tutto l’arco dell’anno, la stagione invernale si conferma la più critica, concentrando il 28% degli episodi, complice il maggiore afflusso nei punti vendita e la possibilità di occultare più facilmente la merce.
Il self-checkout fa aumentare i furti nel retail
Quanto ai luoghi in cui si verificano i furti, l’area di vendita resta il principale teatro, seguita dalle casse dove, con la diffusione dei sistemi self-checkout, emergono nuove vulnerabilità: le aziende intervistate concordano sul fatto che in queste postazioni il rischio di taccheggio sia superiore rispetto alle casse assistite, evidenziando la necessità di rafforzare i presidi di controllo e deterrenza.
Oggi il 79% delle aziende dichiara di disporre di casse self-service e, per far fronte alle criticità connesse, il 32% ha destinato risorse specifiche a quest’area per prevenire i furti. Inoltre, l’83% delle realtà intervistate ha potenziato le misure di sicurezza introducendo telecamere di sorveglianza, addetti dedicati e sistemi antitaccheggio, mentre il 33% ha implementato anche soluzioni basate su tecnologia Rfid.
L’identikit del taccheggiatore
L’analisi evidenzia come il 53% dei furti sia perpetrato da singoli individui, generalmente non professionisti e attivi in modo episodico, mentre il restante 47% risulta riconducibile a gruppi organizzati.
Anche l’esame della recidiva offre spunti significativi: il 54% degli episodi è attribuito a soggetti già noti per precedenti infrazioni, contro un 46% di autori occasionali.
Dal punto di vista anagrafico, due aziende su tre segnalano che il 68% dei responsabili appartiene alla fascia d’età compresa tra i 18 e i 50 anni, confermando un profilo prevalentemente adulto e operativo. I minori e gli over 50 impattano rispettivamente per un 16%. Sul piano economico, i furti riguardano prevalentemente beni di valore contenuto: nel 40% dei casi l’importo stimato si colloca tra 41 e 80 euro, mentre per il restante 60% si tratta di episodi di entità più variabile, equamente distribuiti tra valori inferiori ai 40 euro e oltre gli 80 euro.
Lo scenario si conferma dunque complesso e in evoluzione, coinvolgendo non solo le dinamiche del taccheggio ma anche la sicurezza del personale nei punti vendita.
Sia nei furti esterni sia in quelli interni commessi dai dipendenti, l’84% delle catene segnala un aumento significativo delle aggressioni verbali o fisiche nei confronti degli addetti. Parallelamente, il 68% delle aziende riconosce la necessità di formare il personale per prevenire e gestire tali episodi, mentre il 53% evidenzia crescenti difficoltà nel reperire figure dedicate alla sicurezza, a conferma di una pressione crescente sulle risorse umane impegnate nella tutela dei punti vendita.
I prodotti di uso quotidiano dominano la classifica dei furti
L’analisi mette in luce un quadro sorprendentemente trasversale: il taccheggio non risparmia nessun reparto.
Dall’alimentare alla tecnologia, alcuni articoli risultano particolarmente esposti per valore, frequenza e facilità di sottrazione. Nel Food & Beverage gli articoli più sottratti sono tonno, formaggi e prodotti del reparto liquidi (alcolici e bevande), seguiti da caffè e salumi.
Il fenomeno mostra una progressione netta rispetto al 2023 con un incremento significativo nella misura del +90% per tonno e vini, alcolici e altre bevande, +70% per il caffè, +60% per il formaggio e +40% per salumi e gastronomia.
Nel comparto Health & Beauty si confermano al primo posto i prodotti per la cura del viso e del corpo, seguiti da lamette da rasoio, deodoranti, prodotti per l’igiene orale e make-up: articoli a valore medio-alto e a elevata rotazione, spesso oggetto di furti seriali. Rispetto al 2023, i furti crescono dell’80% per i prodotti viso, del 60% per quelli dedicati alla cura del corpo, del 70% per rasoi, deodoranti e dentifrici speciali, fino a toccare un +90% per il make-up.
Anche il Pet Food è sempre più nel mirino, con cibo umido e secco tra i prodotti più sottratti, seguiti da articoli per la cura e l’igiene degli animali.
Nel settore tessile e abbigliamento, i furti si concentrano su biancheria intima, t-shirt, calzature e abbigliamento sportivo, a conferma di un trend che privilegia prodotti di uso quotidiano e ad alto turnover.
La categoria Casa e decorazione registra invece il maggior numero di furti su candele, profumatori per ambienti e utensili da cucina: articoli di valore contenuto ma grande appeal.
Nel Diy e materiale elettrico, i protagonisti dei furti restano pile e lampadine, mentre nel comparto elettronica spiccano cuffie, auricolari e accessori per smartphone e stampanti seguiti da smartwatch e dispositivi indossabili.
Nel complesso, il Barometro sui furti nel retail 2025 tratteggia un fenomeno in espansione e sempre più diffuso, che non segue logiche di settore ma di opportunità: dalla spesa quotidiana ai beni personali, dal pet care alla tecnologia, i taccheggiatori sembrano orientarsi verso prodotti ad alta rotazione e facile occultamento, spesso di piccolo formato ma ad alto valore percepito.
L’aumento generalizzato delle sottrazioni, con picchi che, in alcune categorie, superano il 90% rispetto al 2023, evidenzia come la prevenzione delle perdite sia ormai una priorità strategica per il retail. Un campanello d’allarme che chiama le aziende a rafforzare i presidi di sicurezza, ma anche a ripensare processi e layout di vendita in chiave più attenta e predittiva.
Nuove strategie anti-furto del retail
Quasi la totalità dei retailer intervistati, per contrastare il fenomeno, dichiara di aver adottato sistemi di videosorveglianza (95%) e di disporre di personale dedicato alle aree più sensibili dei punti vendita (95%), a conferma di un approccio sempre più strutturato alla sicurezza. Ampiamente diffusi risultano anche i sistemi antitaccheggio tradizionali (89%), le barriere di sicurezza (95%), gli spider wrap, collari e box in policarbonato (84%).
A queste misure più consolidate si affiancano tecnologie di nuova generazione, come le soluzioni basate sulla Rfid – Radio Frequency Identification (37%): il 63% dei retailer dichiara di non utilizzare ancora questa tecnologia, ma il 74% riconosce l’alto valore aggiunto che può offrire in termini di tracciabilità, visibilità e sicurezza della merce. Infine, il 60% del panel si dimostra interessato a introdurre l’Rfid come sistema antitaccheggio, in abbinamento a nuove soluzioni tecnologiche basate su intelligenza artificiale, smart tag e antenne dotate di telecamere integrate.
“I dati emersi dal Barometro 2025, presentati in data odierna durante il live event svoltosi presso la sede di Gs1 Italy a Milano, offrono una fotografia estremamente chiara delle sfide che il retail italiano si trova oggi ad affrontare – dichiara Davide Raduazzo, direttore commercialedi Checkpoint Systems Italia –. Le perdite dovute a taccheggio e differenze inventariali continuano a rappresentare un impatto economico significativo, ma il settore sta dimostrando una crescente consapevolezza e una forte capacità di reazione. L’evoluzione verso tecnologie avanzate come l’Rfid e l’intelligenza artificiale segna un cambio di passo importante: strumenti che non solo rafforzano la sicurezza, ma consentono di migliorare l’efficienza operativa e la tracciabilità lungo tutta la filiera”.



















