Quest’anno la bolognese Cifo festeggia i 60 anni di attività: un cammino segnato da intuizioni avveniristiche e tappe fondamentali che hanno portato alla nascita del mercato del giardinaggio hobbistico in Italia. Ce ne parla Chiara Siciliani.
Sessant’anni fa, nel novembre 1965, Romano Ghedini fondava Cifo dando vita a una delle imprese che ha fortemente contribuito allo sviluppo del mercato del giardinaggio hobbistico in Italia. Cifo nasce infatti per rispondere alle esigenze dei consumatori privati, quando il mercato hobbistico praticamente non esisteva e soltanto due anni dopo, nel 1967, inizia il suo impegno per l’agricoltura professionale. Ma non è l’unica intuizione geniale di Romano Ghedini.
Fin dai suoi inizi Cifo coltiva una visione di agricoltura sostenibile, una mission testimoniata dal suo acronimo che significa Casa Italiana Fertilizzanti Organici. Una visione oggi attualissima, ma avanguardistica negli anni Sessanta, quando la “chimica” era nel pieno del suo sviluppo. L’impegno nella ricerca e sviluppo di soluzioni sostenibili è testimoniata da alcune pietre miliari poste dall’azienda bolognese: nel 1967 lancia per prima in Italia la fertirrigazione e nel 1972 inserisce a catalogo il primo biostimolante, anticipando di 50 anni le tendenze attuali.
Anche sul fronte del marketing – una parola allora sconosciuta – si distingue per la visione avanguardistica e nel 1977 avvia la sua prima campagna di comunicazione in televisione e sulla stampa con l’obiettivo di imporre il brand a livello nazionale. Infatti ancora oggi il marchio Cifo gode di una grande notorietà presso il pubblico. Una conoscenza approfondita da una distribuzione capillare dei prodotti: negli anni Sessanta e Settanta non esistevano la grande distribuzione e i garden center ed erano i fioristi i maggiori distributori dei prodotti per la cura delle piante. Un canale che Cifo ha fin da subito conquistato, portando il brand bolognese in tutti i comuni italiani, tanto che ancora oggi è presente in più di 4.670 punti vendita in Italia.
Oggi Cifo fa parte del gruppo internazionale Huber nella divisione Agrosolutions ma è rimasta fedele alla visione e agli obiettivi del suo fondatore. Per saperne di più abbiamo incontrato Chiara Siciliani, direttore commerciale della divisione Home & Garden di Cifo.
Una visione avanguardistica
La storia di Cifo è costellata di molte delle tappe miliari del mercato italiano del plant care. Quanto è stata importante la ricerca per lo sviluppo dell’azienda?
Chiara Siciliani: È stata fondamentale. Cifo ha iniziato nel 1965 con la vendita di prodotti home & garden ma il primo grande successo è stato l’introduzione in Italia dei concimi idrosolubili e della fertirrigazione, che ha favorito l’ingresso nell’agricoltura professionale nel 1967. Una tecnica che Romano Ghedini ha conosciuto in un viaggio in Israele, i veri pionieri della fertirrigazione, e che lo spinse a introdurre anche in Italia la concimazione con l’utilizzo degli idrosolubili.
Nel 1972 addirittura lanciò il primo biostimolante, il Sinergon, tuttora in commercio e il primo prodotto di questo tipo distribuito su larga scala in Italia. Ancora oggi Sinergon è un cavallo di battaglia importante per Cifo, sia nella divisione professionale sia in quella hobbistica: naturalmente nel tempo è stata migliorata la ricetta e oggi si chiama Sinergon Plus. Ricordiamo che Cifo ha sempre avuto come core business la nutrizione delle piante ed è stata la prima ad affiancare la biostimolazione ai tradizionali NPK. Cifo ha introdotto un approccio completamente nuovo nell’agricoltura, che ha aperto la strada a tante altre pratiche, oggi imprescindibili per l’agricoltura moderna.
È stata anche una “scuola professionale” per il settore: molti imprenditori e manager che oggi guidano le principali imprese specializzate nel plant care hanno iniziato in Cifo…
Chiara Siciliani: Sì, molte persone che ora sono a capo di altre aziende competitor sono passate da Cifo. Le due aziende bolognesi, Cifo di Romano Ghedini e Guaber di Paolo Gualandi, sono state pioniere dell’home & garden e hanno aperto la strada in questo mondo. Oggi dobbiamo riconoscere al nostro fondatore di avere avuto una visione molto lunga. Senza dimenticare che già nel 1977, circa dieci anni dopo la fondazione, Cifo ha iniziato a fare le prime campagne pubblicitarie dedicate all’home & garden in televisione. In tempi in cui nessuno pubblicizzava questi prodotti e non si poneva attenzione alla cura delle piante.
Un’attività che allora vi permise di essere conosciuti a livello nazionale e che ancora oggi contribuisce alla notorietà del vostro brand…
Chiara Siciliani: All’epoca i clienti più importanti erano le fiorerie: erano le uniche che vendevano i fertilizzanti hobbistici e sono state le prime alleate di Cifo. È il segreto della capillarità della distribuzione dei nostri prodotti: Ghedini diceva “dove c’è una Posta c’è anche Cifo”. Perché dove c’è un ufficio postale c’è anche un cimitero e quindi un fioraio che vende Cifo. Ancora oggi, quando giro nei paesini più sperduti, trovo ancora dai fioristi le nostre vetrofanie e le nostre insegne luminose di allora. Unesempio tangibile di quanto Cifo abbia fatto e del perché è così conosciuta.
Ma la longevità del nostro successo è frutto della volontà di differenziarci per la qualità dei nostri prodotti. I nostri fertilizzanti sono innovativi e quando il consumatore li utilizza nota la differenza.
Oggi Cifo non è più un’impresa familiare e fa parte di un grande gruppo multinazionale. Come è cambiato l’approccio al mercato?
Chiara Siciliani: Nel 2014 Ghedini ha ceduto l’azienda a un fondo di investimento del gruppo Biolchim, che nel 2022 è entrato a far parte di Huber. Huber ha tre divisioni, Engineered Woods, Resources Corp ed Engineered Materials e, all’interno di quest’ultima, c’è la sub-divisione Agrosolution che distribuisce diversi brand: oltre a Cifo, troviamo Biolchim, Ilsa, l’americana Miller, l’ungherese Matecsa e la canadese West Coast Marine Bio-Processing. Huber Agrosolutions è presente in 90 paesi nel mondo, con 16 sedi operative, 8 impianti produttivi, 4 laboratori di ricerca e sviluppo e più di 530 dipendenti. Il Gruppo Huber è un’azienda a conduzione familiare, fin dalla sua fondazione da parte di Joseph Maria Huber nel 1883, e sviluppa un giro d’affari annuo di 3 miliardi di dollari con circa 5.000 dipendenti. Da questo punto di vista rappresenta una continuità con il nostro passato e Cifo opera in modo indipendente.
Uno sguardo al futuro
Siete nati con i fertilizzanti organici ma oggi il vostro catalogo presenta un’offerta completa per il plant care, con soluzioni per la difesa del verde e substrati. Come è cambiata Cifo?
Chiara Siciliani: Le esigenze del settore negli anni sono cambiate e abbiamo dato risposta alle nuove richieste del mercato. Anzitutto ci sono stati dei cambiamenti climatici molto importanti, che ci hanno spinto alla messa a punto di prodotti utili in questo nuovo contesto. Inoltre è nata la richiesta da parte del mercato di prodotti sostenibili, anche per rispondere alle normative che nel frattempo sono entrate in vigore. I nostri prodotti hanno seguito i fabbisogni del mercato.
Per i cambiamenti climatici abbiamo messo a punto dei prodotti biostimolanti utili per aiutare le piante a sopportare gli stress idrici e periodi sempre più siccitosi e caldi. L’ultimo nato è il granulare Top Veg Gr che abbiamo presentato l’anno scorso, senza dimenticare Algatron, un prodotto a base di alghe brune Macrocystis Integrifolia che offre risultati visibili in pochi giorni.
Sul fronte della sostenibilità abbiamo presentato negli ultimi anni dei prodotti sempre più ecocompatibili, sia negli imballi sia nel contenuto. Alludo alla linea Bio Natura, realizzata con materie prime organiche e packaging riciclati. Ogni prodotto è pensato per un consumatore sempre più attento e consapevole all’ambiente e ci stiamo muovendo da tempo in questa direzione, ben prima dei limiti legislativi.

Ce ne puoi parlare?
Chiara Siciliani: Abbiamo lanciato il primo biostimolante nel 1972 e molti anni prima del decreto entrato in vigore nel 2023 abbiamo iniziato a lavorare sui corroboranti. Già nel 2014 ho personalmente lavorato alla gamma di corroboranti, che abbiamo presentato nel settembre 2015. Quindi molti anni prima dell’entrata in vigore della normativa Unp. Nel 2014 abbiamo analizzato gli insetticidi presenti nel nostro catalogo e abbiamo iniziato a lavorare con la ricerca e sviluppo per trovare sostituti naturali. Un’attività che ci ha portato, alla fine del 2015, all’eliminazione dal catalogo degli insetticidi e alla loro sostituzione con i corroboranti. Nel 2018 abbiamo introdotto la linea Barriera Naturale e da allora la implementiamo ogni anno con nuove soluzioni.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
Chiara Siciliani: Il futuro dei prodotti andrà in questa direzione. Il futuro di Cifo invece prevede l’espansione in altri paesi del mondo. Nell’agricoltura professionale siamo già presenti in 90 paesi e la prospettiva per l’home & garden è di ampliare l’export e crescere nei mercati dove ancora non siamo presenti.
Il supporto alla rete distributiva
Un’altra vostra intuizione sono i Green Advisor, il Cifo Tour e le Giornate Verdi promosse in collaborazione con i punti vendita specializzati. Ne possiamo parlare?
Chiara Siciliani: I Green Advisor nascono nel 2015 e anche in questo caso siamo stati dei pionieri nell’offrire servizi ai rivenditori. Nel senso che abbiamo intuito che quello che può fare la differenza per i clienti è il servizio. I Green Advisor operano su tutto il territorio nazionale e hanno un ruolo di formazione e di assistenza tecnica, oltre che di merchandiser. Organizzano anche incontri con il consumatore finale, molto apprezzati dai rivenditori e partecipati dagli hobbisti. L’obiettivo è duplice: offrire un servizio al rivenditore e aumentare le presenze nel suo punto vendita. È stata un’arma vincente e riscontriamo che la presenza dei Green Advisor porta a una crescita del fatturato del rivenditore, sia per il miglioramento dell’esposizione dei prodotti sia per la formazione in favore degli addetti alla vendita e dei consumatori finali. Oggi abbiamo 6 Green Advisor e in futuro investiremo ulteriormente in altre figure, perché 6 non sono più sufficienti.


Il recente cambiamento della normativa sugli antiparassitari a uso non professionale ha portato all’introduzione di nuove soluzioni, sconosciute alla maggior parte degli hobbisti…
Chiara Siciliani: C’è fame di informazione sia da parte dei clienti finali sia da parte degli addetti alle vendite. Perché i prodotti che sono entrati in affiancamento a quelli tradizionali sono più difficili da utilizzare ed è necessario informare gli hobbisti sulle tecniche di utilizzo e sulla loro efficacia.
Anche perché la norma non ci permette di esplicitare molto sulle confezioni e stanno iniziando i controlli nei punti vendita per verificare la conformità delle etichette. Quindi è fondamentale il supporto in negozio, specialmente per i corroboranti che possono riportare davvero poche informazioni in etichetta.
Stanno iniziando i controlli nei negozi per verificare la conformità delle etichette con la nuova normativa?
Chiara Siciliani: Così ci risulta. Facendo parte di una grossa azienda abbiamo controlli interni molto severi e noi seguiamo pedissequamente quello che prevede la legge. Anche se vediamo sul mercato alcuni prodotti che si prendono qualche libertà. Questa rigidità talvolta è un limite, ma in presenza di controlli siamo sicuri che i nostri rivenditori non avranno ripercussioni.
Un’ultima domanda sui terricci e sull’attuale carenza di torba baltica: come state reagendo?
Chiara Siciliani: I nostri terricci sono prodotti in Ungheria dalla consociata Matecsa, che è proprietaria di una torbiera che estrae torba nera. Una materia prima che misceliamo con la torba baltica e altri materiali inerti. Il problema di quest’anno relativo all’approvvigionamento di torba baltica ci tocca per ora relativamente poiché il nostro mix prevede una percentuale più bassa di baltica. Naturalmente ci stiamo muovendo anche noi, perché la torba negli ultimi anni è una materia prima sempre più richiesta anche dall’altra parte del mondo, cioè dalla Cina, disposta a pagare prezzi superiori rispetto alle industrie europee. Stiamo cercando sempre più dei nuovi mix per ridurre la percentuale di torba e sostituirla con materie prime più disponibili o meno influenzate da eventi atmosferici come quelli di quest’anno.
























