Royal Floraholland ha annunciato la limitazione della presenza nelle aste dei produttori florovivaistici non conformi alle certificazioni indicate da Floriculture Sustainability Initiative, entro la fine del 2027: ce ne parla Danielle van Heijningen di Royal Floraholland.
Il tema trasversale di questi anni è senza dubbio l’esigenza di mettere in discussione la sostenibilità delle produzioni e dei canali di distribuzione di tutti i prodotti. Non sono soltanto i consumatori a richiederlo: spesso sono le normative e le politiche economiche degli stati a svolgere un ruolo di acceleratore del processo.
Il mondo dell’agricoltura e delle “buone pratiche agricole” rappresenta un apripista in questo senso, poiché è più alta l’attenzione dell’opinione pubblica verso le certificazioni biologiche e dedicate alla sostenibilità dei cicli produttivi. All’interno del mondo agricolo, anche il florovivaismo sta lavorando da molti anni per migliorare e certificare le piante e i fiori distribuiti sul mercato europeo. Non ultima è l’esigenza di ridurre le importazioni intercontinentali di coltivazioni trattate con pesticidi vietati in Europa o realizzate sfruttando condizioni di lavoro inumane. Nel 2013 è stato fondato Fsi (Floriculture Sustainability Initiative), un’iniziativa internazionale multi-stakeholder con l’obiettivo di rendere il settore florovivaistico più sostenibile, trasparente ed eticamente responsabile lungo tutta la filiera. Fsi riunisce tra i suoi membri oltre 75 organizzazioni, tra cui aziende produttrici, aste floricole (come Royal Floraholland), retailer (come Aldi e Gasa), organismi di certificazione (come Global Gap e Mps), Ong e istituti di ricerca (come Wwf e Aiph).
In particolare promuove le produzioni florovivaistiche sostenibili, attraverso l’adozione di certificazioni riconosciute – buone pratiche agricole, ambientali e sociali – e lavorando per uniformare gli standard di sostenibilità a livello globale. L’obiettivo è favorire la tracciabilità e la trasparenza delle pratiche lungo la catena di fornitura e ridurre l’impatto ambientale del settore, con attenzione al consumo delle risorse, alle emissioni e alla protezione dei diritti dei lavoratori. Oggi gli standard Fsi rappresentano un benchmark di riferimento per valutare la sostenibilità delle produzioni florovivaistiche.
Un fattore competitivo e reputazionale fondamentale nel mercato europeo e globale, anche per accedere alle aste principali, mantenere rapporti con la grande distribuzione, ricevere finanziamenti green e investimenti Esg. Infine, non va dimenticato che un’azienda più sostenibile e con un minor impatto ambientale porta vantaggi anzitutto a chi ci lavora e al territorio in cui è inserita.
La difficoltà di accesso a finanziamenti pubblici o privati per la transizione sostenibile risulta però dannosa per le piccole e medie imprese, che spesso coltivano rispettando le corrette pratiche agricole e i lavoratori, ma non hanno le risorse per accedere a processi di certificazione e auditing. Gli alti costi di certificazione iniziali e di mantenimento risultano sproporzionati per aziende che producono solo saltuariamente o in piccole quantità. Inoltre, i processi di audit e rendicontazione richiedono competenze gestionali e amministrative che non tutti i produttori possiedono. Senza contare gli investimenti talvolta necessari per modernizzare le attrezzature per la gestione sostenibile di acqua, fertilizzanti e fitofarmaci. Le dinamiche di mercato imposte dalle grandi aste, tese a favorire i produttori già certificati e ben strutturati, rischiano di accentuare la marginalizzazione delle micro-aziende.
Proprio per rispondere a questa esigenza lo scorso mese di marzo Mps, la società specializzata nella certificazione delle imprese florovivaistiche, ha lanciato sul mercato la nuova certificazione Mps Compact dedicati ai piccoli e medi produttori con un fatturato annuo inferiore ai 250.000 euro. L’innovazione risiede nella semplificazione: con un’unica certificazione i produttori assolveranno ai requisiti dei tre ambiti richiesti da Fsi: le buone pratiche agricole (Gap) e il rispetto per l’ambiente e per le persone.

L’esempio di Royal Floraholland: verso il 100% di offerta certificata
Il 2 aprile Royal Floraholland, la cooperativa olandese che gestisce le più grandi aste florovivaistiche al mondo, ha aggiornato le norme sulla sostenibilità annunciando la limitazione della presenza nelle aste dei produttori florovivaistici non conformi ai parametri indicati da Fsi, entro fine 2027: il tutto a partire già dal 1° gennaio 2026, con alcune deroghe fino al luglio 2027. L’accelerazione è stata impressa dopo che Fsi ha annunciato accordi con Mps per il lancio della certificazione Mps Compact per le piccole imprese e con Food Plus, la società che gestisce lo standard di certificazione internazionale Global Gap. Il passaggio al 100% Fsi compliance rientra nell’obiettivo più ampio della neutralità climatica del comparto entro il 2040.
L’attenzione verso la qualità totale delle produzioni e la sostenibilità non è una novità per Royal FloraHolland: storicamente ha sostenuto diverse iniziative verso la sostenibilità. Promuove l’innovazione tecnologica per rendere la produzione e la logistica più sostenibili, come l’uso dell’illuminazione Led, l’energia geotermica e solare e il ricorso a vassoi di coltivazione riutilizzabili. Supporta attivamente la piattaforma digitale Floriday.io, attiva dal 2018 per facilitare la tracciabilità dei prodotti florovivaistici e favorire la diffusione delle pratiche Fsi tra i produttori.
Per saperne di più abbiamo incontrato Danielle van Heijningen del team Sviluppo Sostenibile e Qualità di Royal FloraHolland.
“Growing greener”
Quando e perché la sostenibilità è diventata una priorità strategica per Royal Floraholland?
Danielle van Heijningen: La sostenibilità è un obiettivo chiave delle attività di Royal Floraholland da diversi anni. Insieme ai nostri coltivatori ci impegniamo a “growing greener” (coltivare in modo più green – ndt) e la nostra ambizione è di creare un futuro più sostenibile. Puntiamo a promuovere un mercato trasparente e affidabile, garantire un pianeta vivibile e sostenere persone appassionate e vitali lungo tutta la filiera orticola. Come cooperativa, svolgiamo un ruolo attivo nel promuovere lo sviluppo sostenibile, sia all’interno della nostra organizzazione sia nell’intero settore orticolo.
Come promuovete lo sviluppo sostenibile?
Danielle van Heijningen: Per raggiungere questi obiettivi incoraggiamo i nostri coltivatori e il mercato in generale ad adottare pratiche più sostenibili, in particolare attraverso la certificazione. La domanda di trasparenza è in aumento, non solo da parte dei consumatori, ma anche in risposta a leggi e normative sempre più stringenti. La certificazione svolge un ruolo chiave nel soddisfare queste aspettative. Attraverso la certificazione conforme allo standard Fsi (Gap, ambientale e sociale) e lo sviluppo dello standard FloriPEFCR per l’impronta ecologica, promuoviamo una produzione trasparente e sostenibile.
Quanto pesano oggi i prodotti certificati sul vostro giro d’affari?
Danielle van Heijningen: Attualmente il 73% del fatturato proviene da prodotti certificati conformi allo standard Fsi. Dal 2026, la certificazione diventerà obbligatoria per un ampio gruppo di coltivatori e, da luglio 2027, sarà richiesta per tutti i fornitori, per non incorrere in sanzioni. In questo modo garantiamo che gli scambi commerciali tramite la nostra piattaforma siano trasparenti e consentano agli acquirenti di fare scelte consapevoli e sostenibili.
Il 27% di prodotti non-certificati come ha reagito alla vostra decisione di gestire solo prodotti certificati da luglio 2027?
Danielle van Heijningen: Una delle principali sfide nell’attuazione di politiche di sostenibilità su larga scala è garantire che i requisiti di certificazione siano realizzabili e accessibili a tutti i coltivatori, soprattutto per le piccole imprese. Per molti di loro l’onere amministrativo e i costi relativamente elevati della certificazione possono rappresentare ostacoli significativi. Questi coltivatori spesso faticano a soddisfare i complessi requisiti di documentazione e rendicontazione a causa della mancanza di tempo, sebbene lavorino già in modo sostenibile nella pratica. Per affrontare questo problema abbiamo sviluppato un programma per i piccoli coltivatori (small-scale grower scheme). Questo approccio personalizzato abbassa la soglia di partecipazione, rendendo la certificazione più accessibile e meno costosa, pur mantenendo i necessari standard di sostenibilità. Assicura a ogni coltivatore, indipendentemente dalle dimensioni, l’opportunità di far parte di un mercato più trasparente e sostenibile.
Come coinvolgete i vostri soci, fornitori e clienti nelle politiche ambientali?
Danielle van Heijningen: Stiamo lavorando attivamente per migliorare la sostenibilità anche nei trasporti, negli imballaggi e nelle pratiche di lavoro. Il nostro modello cooperativo prevede che i coltivatori abbiano voce in capitolo in questi sforzi e collaboriamo strettamente con loro per costruire un settore orticolo a prova di futuro.
Inoltre, ci impegniamo a ridurre le nostre emissioni di CO2 in linea con l’obiettivo di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi. Nel 2024 abbiamo adottato un Climate Plan che delinea le metodologie attraverso cui ridurremo le emissioni di gas serra: con edifici più sostenibili, una logistica innovativa e soluzioni energetiche come l’energia solare e l’elettrificazione. Quest’anno stiamo adottando misure concrete: per esempio stiamo implementando il Future Plan 2030 per rendere il nostro patrimonio immobiliare più sostenibile. Allo stesso tempo, sempre più coltivatori stanno raccogliendo dati relativi al clima per comprendere meglio l’impatto ambientale dei loro prodotti.