martedì, Dicembre 16, 2025

Leonardo Capitanio: “certifichiamo Mps per stimo­larci a migliorare”

Vivai Capitanio è certificata Mps da ormai dieci anni, spinta dall’obiettivo di migliorare continuamente la sostenibilità dell’attività produttiva. Ce ne parla il suo titolare, Leonardo Capitanio.

Vivai Capitanio di Monopoli (BA) è da 40 anni un punto di riferimento per il florovivaismo ornamentale italia­no. L’inizio dell’attività del suo fondatore, Ste­fano Capitanio, inizia infatti nel 1985, anche se l’azienda attuale viene fondata nel 1988. Fin da subito l’impresa si contraddistingue per l’in­novazione e ne è testimonianza la nascita nel 1990 del Giardino Botanico, tuttora attivo, in cui viene sperimentata la coltivazione di piante rare e la fondazione di Anve (Associazione Nazio­nale Vivaisti ed Esportatori) nel 2006, promossa insieme a 6 colleghi da Stefano Capitanio, che ne assume la vice presidenza.

L’azienda di anno in anno amplia sempre di più la sua produzione e la sua estensione, fino a occupare gli attuali oltre 60 ettari di vivaio all’aperto e 10 ettari di serre coperte, dislocate in dieci diverse zone di produzione, dalla mari­na fino alle pendici della Murgia. La produzione all’aperto, ombreggiata e in serra, comprende oggi più di 500 varietà di piante e oltre 4 milioni di giovani piantine.

Nel 2008 il fondatore Stefano Capitanio viene a mancare prematuramente e la guida dell’azien­da passa ai giovani figli Leonardo, Simone e più di recente Delia, che hanno saputo proseguire nel solco tracciato dal padre e raggiungere nuovi traguardi.

Leonardo Capitanio è stato eletto presidente di Anve dal 2018 al 2022 e nello stesso anno ha as­sunto la carica di presidente dell’associazione internazionale dei floricoltori Aiph (International Association of Horticultural Producers), per la prima volta affidata a un italiano. Più recente­mente, lo scorso 6 novembre, è stato insignito del Premio Montezemolo 2025, assegnato dall’Or­dine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.

Vivai Capitanio è anche un modello di florovivai­smo sostenibile e da oltre dieci anni è certifi­cato Mps e adotta tutte le strategie possibili per contenere la propria carbon footprint e l’impatto sull’ambiente. Ne abbiamo parlato con Leonardo Capitanio, titolare dell’azienda di famiglia.

 “Certifichiamo Mps per stimo­larci a migliorare”

Leonardo Capitanio: Ci siamo certificati Mps per la volontà di migliorarci continuamente. Lo schema di Mps mi sembrava un’ottima impostazione per orientare l’azienda al miglioramento continuo, so­prattutto in termini di impatto ambientale. Devo dire che dopo tutti questi anni ha dato i frutti sperati. Perché la continua misurazione di tutta una serie di parametri ci ha spinto ad adottare tutti i siste­mi migliori per abbattere la nostra impronta.

Leonardo Capitanio: Noi non vendiamo alla grande distribuzione o ai grossi buyer delle catene este­re che tradizionalmente richiedono un prodotto certificato Mps. I nostri clienti sono nella maggior parte landscaper o altri vivai e garden center che normalmente non richiedono questo tipo di cer­tificazioni. Sicuramente il fatto di essere certifi­cati Mps e di riportarlo nei nostri siti e cataloghi può rappresentare uno dei motivi per i quali ci scelgono: perché ci dà una veste concreta, più curata e seria. Ma non abbiamo affrontato la cer­tificazione per rispondere a una richiesta dei clienti, bensì per una precisa scelta aziendale, figlia della nostra volontà di migliorarci continuamente.

Leonardo Capitanio: Esattamente. Da un certo punto di vista ti costringe a un miglioramento continuo, per i consumi di acqua, di principi attivi, dell’energia… La misurazione delle performance ti induce a migliorarti e a me questa “pressione” al miglioramento piace perché orienta un po’ tutta l’azienda in questa direzione.
La nostra azienda non si regge soltanto su me e mio fratello. Abbiamo un’organizzazione solida: uno staff tecnico preparato, quattro agronomi, un team commerciale e tanti professionisti che ogni giorno prendono decisioni operative in autono­mia. Proprio per questo considero un grande valo­re avere un soggetto terzo come la certificazione Mps: definisce obiettivi chiari, orienta le scelte verso soluzioni più sostenibili e rafforza la nostra cultura interna. Non devo essere io a convincere tut­ti, perché la direzione è condivisa e misurabile.

Leonardo Capitanio

Leonardo Capitanio: Negli ultimi anni ci stiamo sempre più avviando verso il bio-controllo, quindi con l’utilizzo di insetti ausiliari, almeno nelle serre coperte. Dall’anno prossimo, vista l’esperienza di quest’anno, amplieremo la superficie con l’utilizzo di insetti utili perché abbiamo constatato la loro efficacia. Questa scelta ovviamente ci permette di diminuire l’uso di insetticidi, che già quest’anno è calato in modo molto importante rispetto agli anni passati. L’azienda è di 70 ettari e il bio-controllo oggi copre i 10 ettari di colture protette. Dall’anno prossimo inizieremo delle sperimentazioni anche in pieno campo, ma in modo più mirato perché le problematiche all’aperto sono diverse.
Ci stiamo indirizzando anche verso l’utilizzo di micro-organismi del suolo, come trichoderma, micorrize e batteri della rizosfera, che ci aiuta­no a sostenere la pianta e a renderla più salubre. Inoltre sfruttiamo la fito-fortificazione delle piante con l’utilizzo di biostimolanti, a base di alghe, ami­noacidi, acidi umici e fulvici. Sono utili per rende­re la pianta maggiormente resistente agli stress biotici e abiotici. Utilizzando queste strategie riusciamo a limitare l’uso di fitofarmaci.
A proposito di substrati, per affrontare la caren­za di torba, con l’aumento sproporzionato dei prezzi dell’ultimo periodo, già da 4 anni abbiamo ridotto il suo uso del 50%. Nelle piante coltivate in vaso c’è un utilizzo inferiore al 50% di torba, che abbiamo sostituito con materie prime alternati­ve, come la fibra di cocco, le fibre di legno e inerti come la pomice. La nostra ricerca è giornaliera e studiamo e proviamo sempre nuovi materiali che si possano prestare a questo scopo.
Stiamo cercando di orientarci verso una miscela di substrati “geo-politicamente” sostenibili. Visto che non possiamo più affidarci alla solita forni­tura di torba, la cui estrazione viene ridotta an­che per motivi ambientali, ci stiamo orientando anzitutto sulla fibra di legno, che è una matrice migliore anche sul piano ecologico. Perché è una materia di riciclo e non di estrazione, oltre a es­sere una filiera nazionale e non di importazione.

Leonardo Capitanio: Il 90% della superficie è in cam­po aperto e questo rende le cose più complesse perché non è un ambiente protetto e controllato.

Leonardo Capitanio: Quest’anno abbiamo ultimato un grosso investimento in fotovoltaico. Abbiamo coperto con il fotovoltaico diverse superfici, an­che delle serre, proprio per migliorare la nostra fonte energetica e sfruttare l’energia offerta dal sole che qui non manca. Siamo passati anche ai mezzi elettrici, auto comprese, e abbiamo inve­stito in batterie proprio per allungare il beneficio del sole anche quando non c’è.
Se avessimo una legislazione più favorevole, noi po­tremmo essere autonomi anche con l’eolico perché abbiamo tanto vento. Però qui non è facile mon­tare turbine eoliche perché hanno un impatto estetico negativo sul territorio.
Anche per scelta noi non riscaldiamo le serre: sono tutte serre fredde perché abbiamo orientato la produzione verso le specie che possiamo pro­durre in un ambiente più sostenibile. Potrem­mo dedicarci anche alle piante tropicali, visto che c’è richiesta e mercato: ma perché produrre piante tropicali in un territorio che non è tropicale? Dovremmo ricorrere ad artefatti e consumare molta energia per produrre una pianta che in questo territorio non dovrebbe vivere. Qui siamo più adatti nell’arido-coltura che all’umidità degli ambienti tropicali.

Leonardo Capitanio: Su questo aspetto siamo avanti anni luce rispetto a chiunque altro in Italia, proprio perché il nostro territorio ci ha costretti. Questa azienda è nata più di 38 anni fa con l’obiettivo del risparmio idrico. Il nostro territorio non ha acqua e quel poco che riusciamo a racimolare lo dobbiamo usare in modo molto parsimonioso. Usiamo solo l’irrigazione di precisione, goccia a goccia e usiamo l’aspersione solo sulle giovani piante. Inoltre rac­cogliamo da sempre tutta l’acqua piovana possibile: nell’ultima azienda che abbiamo creato, di 10 etta­ri, abbiamo realizzato un invaso molto grande che ci consente di essere autonomi per metà estate. E qui in Puglia l’estate dura sei mesi!

Leonardo Capitanio: Il nostro fornitore principale è Teku perché usa il 100% di plastica riciclata. È vero che usiamo tanta plastica ma abbiamo preferito, da molti anni, usare solo materie prime riciclate. Ci siamo anche dovuti adeguare, perché il pro­dotto e la qualità della plastica sono cambiati, ma abbiamo preferito abolire la plastica vergine. Non possiamo azzerare tutto e un po’ di consumi sono ne­cessari: ma cerchiamo di produrre con la maggiore attenzione possibile all’ambiente. Quello che faccia­mo, cerchiamo di farlo al meglio.

Leonardo Capitanio

Una qualità riconosciuta in Italia e all’estero

Lo scorso 6 novembre Leonardo Capitanio è stato insignito del Premio Montezemolo 2025, assegnato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.

Leonardo Capitanio: Questi aspetti della sostenibi­lità sono un argomento quotidiano in Aiph. È chia­ro che sento anche una responsabilità etica e di rappresentanza nello spingerci in questa dire­zione. Infatti molti eventi promossi da Aiph vanno in questa direzione. Promuoviamo il concetto di green city e cerchiamo di stabilire degli standard affinché gli amministratori possano orientarsi verso città veramente più verdi: non raccontate da chi fa “cemento” ma da chi produce le piante.
Organizziamo diverse attività per promuovere il consumo di piante e fiori nel mondo. In questo periodo stiamo fronteggiando una strana onda­ta, secondo cui i fiori recisi sono meno sosteni­bili di quelli artificiali in plastica. Per noi ovvia­mente è un controsenso. È vero che i fiori recisi hanno una vita breve ma è altrettanto innegabile che oggi vengono coltivati seguendo criteri di alta sostenibilità. Senza dimenticare i benefici sugli utenti finali.

Leonardo Capitanio: Sì, una sorpresa inaspettata che mi ha fatto enormemente piacere. Ti confes­so che in queste occasioni devo combattere con me stesso, perché penso che questi premi dovreb­bero darli a gente con i capelli bianchi e invece mi ritrovo una presidenza mondiale e premi così impor­tanti nonostante i miei 36 anni. Cerco di portare il mio valore aggiunto, la giovane età, con grande energia e voglia di fare. È un po’ anche la nostra filosofia aziendale e il mio mantra personale: agi­sci bene, agisci in modo sostenibile, agisci con rispetto ed etica, ma soprattutto: agisci! Cerco di portare la voglia di fare in tutti i progetti che affronto e ogni tanto mi tolgo qualche soddisfa­zione interessante.

Leonardo Capitanio: È quello che spero anche io. Devo dire con grande piacere che, finalmente, in questi ultimi anni mi sta capitando di incon­trare i miei coetanei: le seconde generazioni delle aziende vivaistiche italiane. Fino a oggi ho sempre avuto a che fare con i loro genitori e adesso finalmente sta arrivando il loro turno. È una bellissima occasione di scambio di energie, perché ci sono finalmente un po’ di giovani che emergono. A volte fanno fatica perché sovrasta­ti da prime generazioni importanti: però è bello che finalmente stiano emergendo e molti hanno anche una bella carica. Spero che i genitori li la­scino fare…

Leonardo Capitanio: Dai 25 fino ai 35 anni hai una voglia matta di spaccare il mondo e se questa energia non viene limitata porterà a grandi risul­tati. Dopo i 35 anni si comincia ad “accomodarsi”. Permettimi di lanciare un appello alle prime ge­nerazioni dei fondatori: se avete dei figli di 25/30 anni che dicono di volervi seguire, lasciateli fare il più possibile in modo che possano apportare qualco­sa di positivo e utile per tutti. Se invece li trattate da bamboccioni fino a 35/40 anni, dopo non vor­ranno fare più niente. Non dico niente di sorpren­dente, ma purtroppo accade spesso. E se la mia esperienza può stimolare qualche buon esempio, ben venga.

Leonardo Capitanio: È doloroso perché in primis devi combattere con l’ego della prima generazio­ne che ha creato quello che sta consegnando. Il problema è che poi quell’ego stesso verrà infran­to dal figlio che non vorrà più seguire le orme dei genitori. È meglio rinunciare a un po’ di ego all’inizio per evitare di rimanere deluso più avanti. Mi ren­do conto che il passaggio generazionale è un momento complesso. Noi purtroppo l’abbiamo dovuto vivere con sofferenza: ma senza questo trauma forse io e mio fratello non saremmo gli uomini di oggi. Mi auguro che il nostro esempio “traumatico” posso essere colto da altri ed essere di aiuto ai tanti giovani vivaisti.

www.vivaicapitanio.it

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