Servono garden center più sostenibili

di John Stanley

Tanti centri giardinaggio lo sono, ma in generale c’è bisogno di garden center più sostenibili: se sono sempre di più, infatti, i retailer che scelgono di eliminare la plastica dai propri punti vendita e di perseguire una strategia zero rifiuti, “svestendo” i prodotti da confezioni superflue, i garden center potrebbero (e dovrebbero) essere pionieri di questa tendenza.

Negli ultimi tempi ho visitato parecchi supermercati, sia in Europa che in America. Mi sono così reso conto che i messaggi che trasmettono sono piuttosto confusi e sono sicuro che la stessa sensazione è percepita da molti altri clienti.

In questo momento nel mondo del retail stanno prendendo piede diversi trend e nei prossimi articoli li tratterò separatamente uno per uno: uno di questi trend vale per tutto il settore retail, cioè “essere nudi”. Ho osservato per la prima volta questa tendenza in Olanda nel 2018 presso la catena di supermercati Albert Heijn, al momento sto assistendo alla sua espansione in Gran Bretagna e vi assicuro che si diffonderà in tutto il mondo.

I garden center più sostenibili saranno “nudi”

Si stima che la quantità di plastica per miglio quadrato di oceano sia pari a 40.000 pezzi singoli. La plastica si sta arenando addirittura sulle spiagge delle remote isole Galapagos. Il progetto The Ocean Cleanup nell’Oceano Pacifico, un gigantesco aspirapolvere, sta cercando di raccogliere quanta più plastica possibile. Si prevede che in cinque anni eliminerà il 50% dei 5.000 miliardi di pezzi di plastica presenti in quell’oceano.

La plastica proviene da diverse fonti e dettaglianti e fornitori devono assumersi una certa responsabilità per gran parte degli imballaggi non degradabili che vengono gettati via. La conseguenza di ciò è che sempre più retailer si stanno impegnando nell’utilizzo di confezioni sostenibili e si stanno unendo a quello che viene chiamato il “movimento dei prodotti nudi”.

In Olanda, il negozio “nudo” Albert Heijn ha iniziato a vendere frutta e verdura senza confezione e adesso è diventato addirittura un’attrazione turistica. In Gran Bretagna, la città di Frome nel Somerset è stata leader in diverse iniziative sostenibili: il droghiere che vende in paese la frutta e la verdura è tornato al vecchio sistema in cui si vendevano i prodotti agricoli in scodelle graduate, una pratica a cui ho assistito per la prima volta nei mercati africani. Nel gennaio del 2019 Lush, nota società di cosmetici, ha annunciato che avrebbe presto inaugurando il suo primo negozio “nudo” a Manchester.

Il ruolo dei garden center

Tutti i commercianti al dettaglio vengono spinti dai consumatori a ridurre la quantità di rifiuti prodotti. McDonald’s ha abbandonato le cannucce di plastica, i supermercati hanno eliminato i sacchetti di plastica e i consumatori portano con sé nei bar le proprie tazze personali “di lunga durata”, invece di utilizzare le tazze da caffè monouso che spesso si trovano in offerta.

Ai retailer adesso si chiede di assumersi la responsabilità degli imballaggi dei prodotti venduti e i centri giardinaggio dovrebbero trovarsi in prima fila in questo processo. Ammetto che, rispetto ai supermercati, la maggior parte dei garden center è più sostenibile nella presentazione dei propri prodotti, ma è arrivato il momento di far diventare questa sostenibilità un aspetto fondamentale del business plan.

Che cosa significa questo in pratica?

I centri giardinaggio dovrebbero avere una posizione privilegiata nell’ambito del movimento “nudo”, promuovendo l’assenza di plastica superflua nel proprio processo distributivo.

La difficoltà sta nel fatto che altri dettaglianti rivendicano la posizione di vantaggio. Nello stato del Western Australia dove vivo, per esempio, la catena Wasteless Pantry sta iniziando a prendere dei provvedimenti, promuovendo la strategia “zero rifiuti” nella sua attività. Ciò è magnifico, ma anche i garden center devono accettare queste sfide.

garden center più sostenibili
Nei punti vendita della catena australiana Wasteless Pantry gli imballaggi di plastica sono ridotti al minimo indispensabile.

Quella degli “zero rifiuti” dovrebbe essere una strategia di marketing utilizzata dai garden center che vogliono farsi promotori ed esempio di un retail sostenibile. È un’opportunità per conquistare una posizione privilegiata e far sì che siano gli altri negozianti a seguirne l’esempio.

Durante le mie passeggiate nei vari supermercati, ho trovato etichette adesive applicate sulla frutta e sulla verdura: prodotti come avocado, cetrioli, zucche e melanzane avvolti nella plastica e frutti di giaca in scatola. Viene da chiedersi se queste confezioni siano necessarie. Se lo sono, esiste un’alternativa?

Se dobbiamo trovare delle alternative, l’Università di Singapore ha sviluppato una pellicola naturale a base di chitosano dotata di proprietà antibatteriche e antivirali. Questo tipo di pellicola si sta diffondendo sempre di più in Asia, anche perché può raddoppiare la durata di conservazione dei prodotti sugli scaffali dei negozi.

Un altro esempio è costituito dai supermercati svedesi, che al momento stanno iniziando a utilizzare un’etichettatura al laser priva di plastica sulla verdura e sulla frutta.

Non tutti questi metodi possono essere adatti per il centro giardinaggio, ma è un segnale importante che i grandi commercianti al dettaglio stiano iniziando a prendere il comando nella battaglia per gli “zero rifiuti”.

Strategie “zero rifiuti” nei garden

Come possono i centri giardinaggio introdurre una strategia di “zero rifiuti”? Io credo che siano innanzitutto dei buoni candidati per promuovere il loro “essere nudi”, ed ecco alcuni suggerimenti per farlo:

  1. Incoraggiare chiaramente i clienti a recarsi nel punto vendita con le proprie borse e, in caso questi non lo facciano, evitare comunque i sacchetti di plastica, investendo piuttosto in sporte e sacchetti di tela o riciclabili.
  2. Avviare una politica che non accetta dai fornitori prodotti dotati di involucro non riciclabile. Molti supermercati hanno iniziato a porre questa condizione ai propri fornitori e in futuro i centri giardinaggio dovrebbero fare lo stesso.
  3. Investire in strategie per ridurre l’utilizzo di vasi e contenitori di plastica per piante e fiori: storicamente sono stati usati materiali diversi per i vasi e in futuro dovrebbero essere sempre di più quelli realizzati con materiali sostenibili.

La vostra strategia di “zero rifiuti” potrebbe anche ruotare intorno a queste soluzioni: eliminazione dei rifiuti nel centro giardinaggio, pubblicizzazione della vostra strategia sostenibile, educazione dei clienti su come fargli ridurre i rifiuti nel loro giardino domestico. I rifiuti alimentari, infatti, costituiscono una delle sfide principali per il cliente e questa è un’opportunità per organizzare dei laboratori sul compostaggio in giardino.

Attualmente, è disponibile un sofisticato software informatico per misurare la movimentazione e la redditività dei prodotti; questo strumento può essere utilizzato per gestire il controllo delle scorte e le variazioni dei prezzi. La raccolta dei dati è uno strumento da utilizzare nella vostra attività per gestire i prodotti, per aumentare la redditività e per ridurre i rifiuti.

Noi viviamo in un’epoca di consegna diretta al cliente. In futuro, le modalità di consegna potrebbero far aumentare le vendite e ridurre allo stesso tempo i rifiuti.

Ci sono molte aree in cui i retailer legati al giardinaggio possono essere in prima linea nel cambiamento del mercato. Essere “nudi” è una di queste ed è uno dei trend al momento più importanti; dovremmo trovarci in posizione privilegiata, così come si sforzano di fare altri tipi di negozianti, per non rischiare di perdere una vera opportunità.

garden center più sostenibili

www.johnstanley.com.au

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